C’era poco da fare. Quella fabbrica ha dato tanto a quella città. Ha dato tanto e le persone che ci hanno lavorato le hanno dato tutto. È stato un miracolo di crescita sociale. Lui stesso poteva esserne testimone.
Nico e Ed
Nessuno poteva sapere e nessuno doveva sapere. Chissà se in futuro le cose sarebbero cambiate. Ma in quel momento loro dovevano vivere così la loro passione.
Nico si rendeva conto che la loro storia era strana. Fino a qualche giorno prima le cose per lui erano molto più semplici, i maschietti cercano le femminucce, le corteggiano, fanno sesso e fanno i figli. Punto.
Il resto era inaccettabile.
E per il resto del mondo, tranne poche eccezioni, le cose stavano ancora così.
Per lui non più. Per lui si era aperta una nuova opzione. Quella di chi ama e si sente amato indipendentemente dalla regola che credeva infrangibile.
I loro incontri erano per lo più veloci e segreti. Spesso minuti rubati nei turni di notte. Erano qualcosa di straordinariamente eccitante. Nel reparto nessuno sospettava niente riguardo al loro rapporto. E Nico e Ed erano sempre prudenti. I primi tempi era complicato trovare i luoghi e i momenti giusti. Poi riuscirono a individuare le soluzioni migliori. I loro sguardi complici ormai erano un modo per parlarsi senza dire una parola. L’intesa era perfetta.
Nico ricordò di una sera in cui ci fu una complicazione. Mentre erano appartati nel loro angolo preferito del magazzino del reparto, sentirono la porta aprirsi e avvertirono un rumore di passi che si avvicinava pericolosamente alla loro posizione. Quando se ne resero conto rimasero fermi, senza respirare. Non potevano che sperare che il rumore dei passi non si avvicinasse ulteriormente. Ormai non ci speravano più e si resero conto che il loro rapporto sarebbe stato sicuramente scoperto. Si guardarono spaventati. Rannicchiati uno vicino all’altro. Ancora qualche passo e avrebbero anche conosciuto il collega che li avrebbe scoperti. Poi una voce interruppe quella scena degna di un film horror.
«Pasquale, ma andò cazz’ te ne staje annan’. O’ cestell rotto sta’ qua!» Pasquale, che era il nuovo arrivato, rispose: «ma che me ne fott’ amme’ do’ cestell’…Je cercav’ l’oblò grande!»
La voce amica allora riprese: «E invece, mo’ te faje basta’ o’ cestell’ scassat’!»
I passi tornarono verso il luogo da dove arrivava la voce amica, si sentì un rumore e poi la porta chiudersi alle spalle di Pasquale.
Da quel giorno Nico e Ed seppero che il loro rapporto segreto, alla fine, tanto segreto non era. E soprattutto seppero che i loro colleghi erano delle persone splendide.
I mondi di Nico erano due. Quello dentro la fabbrica e quello all’esterno. Quello dentro era un mondo di uomini e donne eccezionali, che facevano del rispetto delle persone uno dei loro modi di essere.
E poi c’era il mondo esterno. E quello era il luogo della finzione, del dover a tutti i costi conformarsi alla normalità. Nico doveva accettare tutto questo. Doveva sopportare di star lontano da Ed, non poter condividere con lui la bellezza dei luoghi, l’emozione di un tramonto, la spensieratezza di una passeggiata. Tutto questo gli era negato. Se ne era fatta una ragione.
Il mondo esterno che, alla fine, gli portò via Ed.
Stava dormendo a casa dei suoi. Sapeva che Ed quella notte sarebbe stato di turno in reparto. Raramente non facevano il turno di notte insieme. I primi tempi erano prudenti e alternavano le settimane, ma dopo la notte del panico in magazzino, sapevano di poter contare sui loro colleghi, sulla loro famiglia. Invece quella notte Ed era lì e lui a casa. Sentì squillare il telefono e ancora intontito dal brusco risveglio corse nell’ingresso per rispondere prima che in suoi anziani genitori si svegliassero. Disse solo: «No!» Poi si vestì velocemente e uscì di casa.
Il medico gli disse che solo un miracolo avrebbe salvato il suo amico. Avrebbero dovuto aspettare almeno quarantotto ore prima di dichiararlo fuori pericolo. I genitori di Ed erano lì in sala di aspetto. Lui entrò e si sedette in una sedia dall’altra parte della stanza. Fu il padre di Ed che si avvicinò, si sedette sulla sedia accanto alla sua e gli chiese se lui fosse Nico. Subito dopo il suo cenno di assenso con il capo, il padre lo guardò con dolcezza e si mise a piangere.
Dunque loro sapevano. Ed gli aveva parlato del loro amore. Rimase seduto su quella sedia in silenzio, ma adesso si sentiva più leggero. Voleva riabbracciare Ed, voleva ringraziarlo per aver parlato di lui ai suoi genitori. Lui non aveva avuto il coraggio di farlo.
Arrivarono due colleghi di lavoro e Nico si alzò per andar loro incontro. Fu in quel momento che seppe cos’era successo quella notte. Un misto tra violenza fisica e morale. Un bastone, tanti calci e tante urla. Quelle di dolore e terrore di Ed e quelle di quei poveri disgraziati che pensavano di divertirsi un po’ a menare quel “ricchi@ne”.
Il mondo non poteva essere in quel modo. Non poteva essere che due persone non potessero amarsi senza che qualcuno avesse qualcosa da dire. Il giudizio delle persone non poteva essere il metro con cui si distingue il decente dall’indecente. Era accettato il fatto che in una coppia normale si potesse assistere a scene di violenza gratuita. Si poteva accettare che le donne potessero essere stuprate, giustificando il violento solo per una gonna un po’ più corta o una camicetta più scollacciata. Si accettava che in una famiglia si vivesse nel terrore di un capofamiglia violento e autoritario. Era consentito tutto ciò che fosse riconducibile al machismo. Ma l’amore non era consentito. Un uomo troppo innamorato di una donna era disdicevole. Un marito troppo accondiscendente con la moglie era uno con la sottana. Una donna troppo esuberante era una sfacciata. Insomma, in un mondo con questi parametri di misurazione e di evidenti ingiustizie, il loro amore non poteva essere contemplato. E se scoperto era da mettere all’indice, da ripudiare, da sfottere, da curare, magari con un bastone. Eppure, non era sempre così. In fabbrica li conoscevano tutti. Tutti sapevano della loro relazione, del loro amore, dell’essere una coppia. E a nessuno dei loro colleghi più stretti sembrava più un problema. Nessuno di loro si era mai azzardato a fare una battuta fuori luogo. Il diverso era diventato normale.
Ci sarà un giorno, diceva spesso Ed a Nico, dove un amore come il nostro non sarà più qualcosa di cui sorridere o di cui scandalizzarsi. Ci sarà un giorno in cui le persone saranno giudicate in base al loro valore e non ai propri gusti. Ci sarà un giorno dove il mondo sarà diverso da quello attuale. Meno crudele, meno egoista, meno insensibile.
Invece il loro mondo era molto crudele, molto egoista e molto insensibile. Era quasi l’alba quando il medico li avvisò che quel mondo crudele, egoista e insensibile aveva strappato Ed dalle loro braccia
“Storie in centrifuga - Napoli non molla” di Lorenzo Rossomandi e Rossana Germani (Temperatura edizioni)
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